Rosso Askatasuna (a proposito di un primo maggio in guerra)

Torino, giugno 1999: un attore, Beppe Rosso, mette in scena uno spettacolo teatrale nel Centro Sociale Occupato Askatasuna per contribuire al ripristino degli strumenti indispensabili allo svolgimento delle attività culturali. Un mese prima: la “perquisizione” delle forze dell’ordine, durante la quale il Centro fu completamente distrutto, il 1° maggio 1999. Lo spettacolo diventa il pretesto per raccontare quella giornata di guerra sul fronte urbano, una città divisa dal conflitto nella ex Jugoslavia. Una giornata di assurda intolleranza, vittima di una totale disinformazione, ricostruita attraverso le testimonianze dei principali protagonisti di quel 1° maggio. Beppe Rosso, smessi i panni dell’attore, scende dal palcoscenico, chiede, ascolta, si sposta, cammina - come i personaggi del suo spettacolo “Camminanti” - e, come loro s’interrogano sull’intolleranza razziale, lui s’interroga sui perché di tanta violenza contro il Centro Sociale Askatasuna. Tante domande e risposte non solo per ricercare le dinamiche e i motivi che hanno generato questo primo maggio di guerra, ma per riflettere su quali basi potrà riprendere, a partire dai fatti avvenuti e dalle responsabilità oggettive, un dialogo e un confronto tra due parti di società divise, in modo drammatico e violento, tra loro. Armando Ceste nel pressbook del film.

Il film è stato presentato in anteprima al XVII Torino Film Festival venerdì 26 novembre 1999 presso la sala 2 del Cinema Reposi, sezione Sopralluoghi Italiani. Nel titolo Rosso/Askatasuna, il rosso non sta, come si pensa o come i giornali hanno scritto, per comunismo, rivoluzione, sangue, ecc. Rosso è il cognome di Beppe Rosso. Chiaramente abbiamo giocato su questo: se si fosse chiamato Giuseppe Verdi, non l'avremmo scritto; comunque la cosa è divertente. Che il film, come dicono i giornali, sia di parte mi sta bene, anche perché siamo andati solo da una parte; se io per esempio faccio un film sui campi Rom sono dalla parte dei Rom, non devo certo sentire la testimonianza del questore. Armando Ceste intervistato da L. Monti, Noi non scordiamo in «Numero Zero» n. 8, 1999.