Nel 1991 Armando Ceste intervista uno dei più grandi registi contemporanei, Jean-Marie Straub, cineasta rigoroso, militante, che non concede nessuno spazio ai compromessi. Dalle parole di Straub emerge una riflessione sull’ideologia marxiana, sul modo di fare cinema, sulla prima guerra del Golfo, sul “fascismo democratico” costituito dall’economia di mercato che non lascia spazio a chi si oppone alle rigide regole del profitto.
Ho incontrato Jean-Marie Straub e realizzato questa intervista nel mese di maggio 1991 a Torino, in occasione di un convegno internazionale su Hölderlin, organizzato dal Goethe Institut e dal Museo Nazionale del Cinema che aveva promosso una retrospettiva dedicata a Straub e Danièle Huillet, che comprendeva tutti i film dei due autori, tra cui i due tratti dalla tragedia di Friedrich Hölderlin sulla figura di Empedocle, Peccato nero e La morte di Empedocle. L’intervista è stata solamente un pretesto per stimolare un discorso molto più ampio e articolato di una semplice risposta a delle domande. Con i loro film, Straub-Huillet compiono atti di resistenza e di attacco all’estetica dominante dell’industria cinematografica. Questa è forse una delle cose più difficili da capire della loro opera, anche se appare elementare la loro frase: “C’è chi avvelena il pianeta e chi avvelena le anime. I nostri film si rivolgono ai sensi assopiti. Certi sensi e certi sentimenti rischiano di sparire dal nostro mondo, di estinguersi come dinosauri. È colpa delle forme sociali nelle quali viviamo.” Armando Ceste
Alcuni anni dopo, nel 1998, Ceste incontra nuovamente il regista di Dalla nube alla resistenza quando il Comune di Venezia insieme all'Università di Ca' Foscari organizzano una rassegna su musica e cinema, invitando Straub a presentare il suo film sull'opera di Arnold Schönberg. In quell'occasione realizza Jean-Marie Straub. Lezione di cinema. In apertura a una piccola retrospettiva dei film di Straub e Huillet, avrebbero proiettato anche il mio film-intervista. Arrivai a Venezia con l'idea di fare a Straub una sola e unica domanda: ”Perchè oggi la resistenza non basta più e l'unica soluzione è la dissidenza?”. Non fu facile. Non mi rispose direttamente o forse rispose dandomi tante altre risposte. Armando Ceste